Sul New England Journal of Medicine trova spazio l’articolo di G Long sui risultati a lungo termine della terapia adiuvante con dabrafenib e trametinib, ma sulla stessa rivista si può trovare un risultato di ancora maggiore interesse. Si tratta dello studio NADINA, in cui pazienti con melanoma in stadio terzo hanno ricevuto random la sola immunoterapia postoperatoria o l’immunoterapia neoadiuvante. Alla prima osservazione (a 12 mesi) la differenza in outcome è impressionante e questo risultato serve anche a rafforzare la strategia neoadiuvante (soprattutto l’immunoterapia) anche in altre patologie.
Quando Vincent Devita pubblicò nel lontano 1970 gli strabilianti risultati ottenuti con la polichemioterapia (il MOPP) nel linfoma di Hodgkin (allora denominato frequentemente Hodgkin’s Disease, HD) tutti i problemi di questa malattia - in precedenza incurabile - sembravano destinati a risolversi rapidamente. Eppure la ricerca è andata avanti con affinamenti progressivi per ottenere i risultati migliori con la terapia meno aggressiva possibile. Ma i casi resistenti continuavano a sussistere - sia in età pediatrica, che in età adulta - e un ulteriore passo avanti è stato compiuto con l’anticorpo coniugato brentuximab vedotin; nel lavoro di Herrera l’efficacia del Brentuximab sembra superata con il nivolumab (sempre associato alla chemioterapia però!)
Lo screening per il cancro della prostata basato sul PSA ha sempre rappresentato un problema per il rischio di sovradiagnosi e sovratrattamento. Nel trial scandinavo di Jonas Hogosson, la RMN viene associata al PSA (di 3 ng/ml o più) e così facendo il tasso di carcinomi clinicamente non rilevanti si dimezza (da 2.4 a 1 %). Importanti gli avanzamenti in tema di screening e diagnosi precoce mentre si affinano gli strumenti per una terapia mirata dei casi clinicamente rilevanti (ad esempio la Radioterapia Stereotassica).
La terapia con radioligandi permette di far pervenire radiazioni citotossiche direttamente al tumore e rappresenta un importante settore di sviluppo farmacologico. Al momento emergono nuovi dati soprattutto con il [¹⁷⁷Lu]Lu-PSMA-617 per il carcinoma prostatico e con il [¹⁷⁷Lu]Lu-DOTA-TATE per i tumori neuroendocrini, ma nuove formulazioni sono in arrivo. Con i due articoli segnalati (UpFrontPMSA e NETTER-2) i radioligandi sembrano uscire dal setting precedentemente studiato delle fasi avanzate e per tumori resistenti, per guadagnarsi l’attenzione nelle prima linee di trattamento.
Quando è nata l’oncologia di precisione? Nei primi anni di questo secolo, lo sfruttamento delle conoscenze sulla patogenesi della leucemia mieloide cronica maturate ai tempi della scoperta del cromosoma Filadelfia (1960) ha portato allo sviluppo degli inibitori di tirosino-chinasi, l’imatinib primo tra tutti. Gli indubitabili successi ottenuti con questo farmaco e con gli inibitori di seconda generazione non hanno fermato la ricerca farmacologica che ci ha portato ora ad asciminib, un inibitore più specifico del sito miristolico di BCR-ABL.
Il French Sarcoma Group ci regala i risultati di uno studio di vecchio stampo: trial clinico randomizzato e multicentrico, confronto tra chemioterapici tradizionali! Questo risultato arriva solo ora per le comprensibili difficoltà di condurre studi di efficacia nei sarcomi (lo studio è dedicato al solo leiomiosarcoma metastatico, ma i sottotipi di sarcoma sono molte decine): la rarità come principale difficoltà. Con il tradizionale strumento della conduzione multicentrica, pur dopo anni di reclutamento e osservazione, arriva finalmente il risultato positivo.
La terza sessione presidenziale dell’ESMO ha avuto il suggestivo titolo “Eyes to the Future”. Ed effettivamente i trial presentati ci fanno intravvedere un futuro completamente diverso per l’oncologia. Da rimarcare due contributi italiani di grande importanza: ROME e NO-CUT.
Il Meeting annuale della European Society of Medical Oncology (ESMO) si è tenuto a Barcellona dal 13 al 17 settembre. Numerose le novità e gli studi presentati: alcuni di essi - i più importanti - vengono collocati come di consuetudine nelle Sessioni Presidenziali e sono esplicitamente definiti practice changing. Questi non li possiamo perdere!
Un recente studio mostra la superiorità del belzutifan rispetto all’everolimus in paziente con carcinoma renale metastatico. Le ricerche biologiche e di farmacologia clinica sono state alla base del successo riscontrato nel trial clinico randomizzato. Si trattava di pazienti pretrattati anche con altri antiangiogenici e quindi lo studio rafforza la convinzione che l’effetto antiangiogenico vada mantenuto a lungo.
Recenti pubblicazioni sulle maggiori riviste riportano i risultati favorevoli di nuove combinazioni con farmaci nuovi e meno nuovi per il mieloma multiplo. Le Linee Guida devono rapidamente incorporare le nuove informazioni e indicazioni, non senza le difficoltà a gestire le continue innovazioni. Per il mieloma queste sembrano dovute più allo sviluppo farmacologico che alla caratterizzazione biologica.
Nuovi agenti e nuovi dati per l’inibizione di PARP: una classe eterogenea di farmaci. La ricerca farmacologica porta a nuove promettenti molecole, che per le loro caratteristiche chimiche, hanno una migliore performance anche nelle situazioni di utilizzazione consolidata (mantenimento dopo chemioterapia a base di platino nel carcinoma ovarico). Inoltre il possibile impiego in tumori rari può rivelare risultati sorprendenti.
Il problema dei tempi di applicazione delle terapie oncologiche è sempre stato considerato un fattore critico per il loro successo; più spesso vale nel senso del danno derivante dalla posticipazione dell’inizio (ad esempio chemioterapia adiuvante per il carcinoma mammario oppure radioterapia per i tumori testa collo). Con un recente lavoro viene definita - al contrario - l’inopportunità di trattamenti precoci con radioterapia dopo prostatectomia radicale.
Le terapie oncologiche moderne (soprattutto target therapy e immunoterapia) determinano spesso risultati molto favorevoli in trials condotti in popolazioni selezionate. A differenza della “vecchia” chemioterapia l’efficacia è grande e la tossicità contenuta. L’inclusione nei programmi di trattamento di pazienti inizialmente esclusi dalle sperimentazioni deve sempre essere presa in considerazione, eventualmente per realizzare studi dedicati.
Inaspettatamente, molte neoplasie vengono diagnosticate dopo un ricovero al Pronto Soccorso. Questa evidenza diventa oggetto di riflessione almeno su due differenti aspetti: queste neoplasie avrebbero potuto essere diagnosticate in anticipo? Inoltre, quali percorsi creare per offrire diagnosi e terapie appropriate e tempestive in questi casi?
La “vecchia” polichemioterapia ogni tanto rialza il capo: in due studi recenti e dedicati a neoplasie infrequenti in Occidente, l’aggiunta di un terzo farmaco alle “doppiette” comunemente impiegate sembra delineare nuovi standard di cura.
Anche per il carcinoma del collo uterino in fase avanzata e resistente arriva un nuovo ADC, il tisotumab vedotin. Il fattore tissutale (coinvolto nella coagulazione e presente anche fisiologicamente) è sovraespresso in alcuni tumori e diventa un utile bersaglio, da sfruttare per portare nelle cellule tumorali un potente citotossico.
Sulle riviste più importanti e ai congressi internazionali troviamo i risultati della applicazione di immunoterapia neoadiuvante in casi di carcinoma colorettale dMMR (mismatch repair–deficient). I risultati - in termini di risposte patologiche complete - sono semplicemente impressionanti.
Il carcinoma colorettale è la terza neoplasia per incidenza a livello globale. In anni recenti alcuni progressi sono stati osservati grazie allo screening di popolazione e all’introduzione di nuove terapie. Tuttavia - come riportato dal sistema di sorveglianza PASSI del Ministero della Salute - la copertura per lo screening è ancora insufficiente ed è importante anche trovare strumenti più sensibili e specifici e di più facile applicazione.
Il carcinoma mammario triplo negativo rimane una situazione clinica tra le più sfidanti in oncologia. Su Annals of Oncology troviamo un trial specificamente dedicato alle pazienti con recidiva precoce dopo chemioterapia neoadiuvante o adiuvante. Il risultato è negativo per l’introduzione dell’immunoterapia insieme alla chemioterapia in prima linea; ma serve a dimostrare come anche la caratterizzazione clinica (durata dell’intervallo libero da malattia) possa affiancare la caratterizzazione molecolare per definire bisogni e disegnare studi clinici.
Il Journal of Clinical Oncology pubblica le nuove raccomandazioni dell’ASCO sulle cure palliative, ad anni di distanza dalle precedenti (2016). Il testo è basato sui lavori di un panel di esperti che guarda ad alcuni rilevanti problemi aperti, attraverso una revisione sistematica della letteratura degli ultimi anni. Le raccomandazioni - con l’indicazione per ciascuna di livello di evidenza e forza della raccomandazione - confermano alcuni principi (la precocità e simultaneità delle cure palliative in oncologia) e rimarcano aspetti problematici, che richiedono quindi ulteriori ricerche. Questo documento può rappresentare un buon punto di riferimento anche nel nostro Paese.
Con i nuovi risultati degli studi DESTINY sembra proprio che le prospettive per gli anticorpi coniugati debbano cambiare: dallo sfruttamento di target sovraespressi (HER2 nel caso specifico), alla comprensione del ruolo di minime espressioni e allo sviluppo - proprio del tipo “tumor agnostic” - in caso di mutazioni attivanti presenti in neoplasie diverse.
Altri importanti lavori presentati all’ASCO 2024 sono stati contemporaneamente pubblicati sul Journal of Clinical Oncology. In rete possiamo trovare anche tutti gli abstracts di ASCO 2024 e il “prezioso” ASCO Educational Book.
Dall’ASCO 2024 a Chicago arrivano importanti novità riguardanti tutte le neoplasie. Il New England Journal of Medicine raccoglie tempestivamente alcune di esse con la pubblicazione contemporanea. L’attenzione si è questa volta posata sulla terapia neoadiuvante del melanoma, sul tumore polmonare localmente avanzato e EGFR-mutato e su alcuni studi di oncoematologia.
Il Precision Medicine Working Group dell’ESMO torna, a distanza di quattro anni, sulle raccomandazioni per l’impiego della NGS (Next generation Sequencing) nella pratica clinica. In un momento di grandi cambiamenti per l’oncologia - proprio nell’ottica della Medicina di Precisione - queste raccomandazioni sono di grande utilità per la gestione dei singoli casi e per la programmazione delle attività.
La pubblicazione dei risultati del CheckMate 77T conferma il ruolo della immunoterapia nel carcinoma del polmone operabile. L’aggiunta del nivolumab perioperatorio assicura un prolungamento dell’Event Free Survival. È il momento di riflettere sulle varie opzioni disponibili.
Il documento finale della Lancet Breast Cancer Commission è stato pubblicato su Lancet: il gruppo di lavoro ha definito la roadmap per affrontare il cancro della mammella a livello mondiale e per tutti gli aspetti, dalla prevenzione alle cure della malattia avanzata.